mercoledì 28 dicembre 2011

L'idea del "Fondo taglia-debiti" ricorda da vicino quella del Prestito di Salvezza Nazionale!

Ave a tutti, spero abbiate passato un buon Natale e vi apprestiate a passare un altrettanto buon Capodanno, pur cone le inevitabili ristrettezze economiche con cui praticamente tutti dobbiamo avere a che fare.

Ho avuto parecchio da fare in questo mese - tra le altre cose, ho cambiato lavoro e mi sono laureato: abbastanza per essere giustificato, no? - ed ho trascurato abbastanza il blog: oggi però torno alla carica, con questo ultimo articolo del 2011, che sarà a mero scopo auto-propagandistico. :-)


I pochi lettori forse ricorderanno che, ai primi di Novembre di quest'anno, proposi un'idea potenzialmente innovativa per, allo stesso tempo, ridurre il debito pubblico, dismettere patrimonio dello Stato (liberando quindi parte di quelle immense "risorse congelate" che rispondono al nome di beni pubblici), non consegnare le attività dismesse tutte in mano estera ed infine offrire un nuovo "porto sicuro" per il risparmio privato italiano: quest'idea l'avevo chiamata, un po' pomposamente, Prestito di Salvezza Nazionale.

Ora non mi metterò a rispiegare daccapo come funzionava il meccanismo per filo e per segno (anche perché è sempre visibile l'articolo originario), ma voglio solo ricordare che, in sintesi, prevedeva:
  • il conferimento di beni statali con potenziale di mercato (ad esempio le migliaia di appartamenti di proprietà di Stato ed Enti locali) ad un apposito Fondo d'investimento;
  • l'emissione, da parte del Fondo medesimo, di obbligazioni con rimborso finale in unica soluzione (dette anche zero coupon o, più semplicemente, come i BOT), da offrire al pubblico risparmiatore, con l'opzione (per il Fondo) di rimborsare queste obbligazioni o in contante o con quota-parte dei beni reali posseduti dal Fondo stesso;
  • l'uso del denaro incassato dall'emissione delle obbligazioni per il riacquisto di BOT, BTp, CCT e CTZ sul mercato secondario, ovvero l'annullamento di parte del debito pubblico pregresso.
L'idea aveva avuto riscontri discordanti e diversi, ma non di questo che voglio parlare: il fatto nuovo è che oggi, sul Corriere della Sera, è presente la notizia che, al Ministero dell'Economia, stanno pensando a qualcosa che assomiglia molto a quello che avevo proposto io ormai quasi due mesi fa.
Sul Corriere lo chiamano "Fondo taglia-debiti", ma il meccanismo di funzionamento è assai simile: leggiamolo insieme...


Con il governo Monti, l'Italia ha avuto il rigore, non ancora la crescita. Anzi, è in arrivo la recessione. È lecito sperare qualcosa dalle riforme, se si faranno. Sarebbe imprudente, dato anche il quadro internazionale, aspettarsi troppo. Sul piano europeo, la Bce ha prestato quasi mezzo trilione di euro all'1% alle banche, scontandone gli attivi. Ma da questa operazione si pretende tutto e il contrario di tutto: troppo.
Si dice, per esempio, che tali denari debbano andare alle imprese per contrastare la recessione. Bene. E le banche questo promettono, a partire da Unicredit le cui fondazioni hanno infine deliberato l'adesione all'aumento di capitale. Ma, con le assicurazioni, le banche sono anche e da sempre le massime acquirenti di titoli del debito pubblico. E così si insinua che, senza strombazzarlo, le banche faranno pure il loro secondo lavoro, magari per approfittare della forbice dei tassi. Con astuzia machiavellica, insomma, Mario Draghi si avvierebbe al quantitative easing dei titoli pubblici per interposte banche private. Da un punto di vista pubblico, sarebbe più logico che a sottoscrivere le nuove emissioni fosse la Bce. Ma le regole europee fanno questo regalo alle banche. Eppure...

Fino a ieri, i titoli pubblici dell'eurozona erano considerati risk free , privi di rischio. Di più: erano raccomandati dalle autorità monetarie internazionali per costituire in ogni banca i cuscinetti di liquidità indispensabili a fronteggiare le emergenze. Ebbene, come possono le banche continuare nel loro secondo lavoro se ciò che era risk free non lo è più per decisione della European Banking Authority (Eba) e del Consiglio europeo, nel silenzio della Bce e se comprando titoli pubblici rischiano nuove svalutazioni e nuovi aumenti di capitale?
L'Eba e il Consiglio europeo hanno gridato al mondo che il re è nudo, dimenticando che la civiltà si regge anche su qualche tabù. È possibile che, per continuare a vivere, il re debba rapidamente ricoprirsi, è possibile cioè che il debito pubblico dell'eurozona torni a essere considerato senza rischio nei bilanci bancari. Ma quel che è detto è detto. Non a caso il rendimento dei Btp a 10 anni è tornato a un preoccupante 7%.

Nessuno sa interpretare davvero i mercati, entità irrazionali. Perché i tassi sui Btp erano bassi quando l'Italia perdeva il 7% del Pil e sono esplosi nel 2011, anno scarso, ma non terribile come il 2009? Il fatto è che adesso si è acceso il faro sui debiti pubblici. E allora anche la quantità è entrata nel computo dei rischi. Come, del resto, accade in tutte le aziende. Accanto ai provvedimenti per la crescita, serve dunque una mazzata al debito per riportarne il costo a livelli più sostenibili.
Sulla carta le idee sono due, non necessariamente alternative: a) un consistente prelievo una tantum sulla ricchezza delle famiglie da una certa soglia in su; b) una realistica valorizzazione delle attività pubbliche in tempi stretti. La prima idea, sostenuta soprattutto dai sindacati, non è stata adottata dal governo Monti. Che si è limitato a una somma di imposte patrimoniali (lusso, bolli, Ici) che vale quasi l'1% del Pil. Più o meno quanto chiedeva Confindustria. L'idea del prelievo straordinario potrà essere ripresa, magari con parziali compensazioni sulle dichiarazioni dei redditi future come consigliava sul Corriere il banchiere Pietro Modiano? Al momento nessuno può dirlo, anche perché nel Pdl e nello stesso Pd si nutrono molte riserve sul prelievo pesante.

La seconda idea può avere attuazioni diverse, purché immediate e senza dimenticare che non siamo più negli anni 90, con le Borse al rialzo e tutta l'argenteria ancora da vendere. Qui siamo al cesello, per incassare subito e non svendere. Per smobilizzare gli edifici delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, Deutsche Bank suggerisce di importare dagli Usa il modello dei Real estate investment trust , grandi fondi immobiliari con benefici fiscali ai sottoscrittori. Tra i tecnici ministeriali non si esclude di usare questa formula, che può coinvolgere i cittadini, anche per le partecipazioni (Eni, Enel, eccetera). Un fondo da 2-300 miliardi potrebbe indebitarsi per la metà dando tutti gli attivi in garanzia e ricomprare titoli di Stato approfittando delle basse quotazioni.
Mediobanca propende per la costituzione di una società, anche pubblica, alla quale Tesoro ed enti locali dovrebbero cedere partecipazioni e immobili appetibili per 100 miliardi. Questa società pagherebbe emettendo obbligazioni a un tasso assai più basso dei Btp perché garantite non solo dallo Stato ma anche dagli attivi. Queste obbligazioni verrebbero riservate a banche e assicurazioni in cambio dei loro Btp. Che il Tesoro potrebbe poi cancellare.

In ogni caso, ci vorrà sapienza politica per convincere gli enti locali a conferire case ed ex municipalizzate e, ancor più, per avere il consenso dell'Unione Europea a far uscire i nuovi debiti dal perimetro del debito pubblico. Come fa la Germania con la KfW. E ci vorrà pure il placet della Bce se saranno coinvolte le banche. Ma in ogni caso, è da queste manovre che l'Italia potrebbe emanciparsi in tutto o in parte dai colossali e pericolosi rinnovi di titoli di Stato nel biennio di ferro 2012-13. Con prevedibili e non trascurabili risparmi sui tassi.


Le parti più interessanti le ho evidenziate con il grassetto, perché l'articolo parla (in gran parte) anche d'altro.

Esiste comunque una sostanziale differenza tra quanto proposto da me e quanto previsto dalla formula del Ministero: i beneficiari delle obbligazioni sarebbero solo banche ed altri "investitori istituzionali", non i cittadini comuni, i quali così si vedrebbero privati della possibilità di partecipare alla pur auspicabile dismissione di patrimonio statale.

Staremo a vedere come la vicenda si evolverà...

Tojo

venerdì 11 novembre 2011

OPERAZIONI: acquistato BTp 01/09/2040

Oggi mi sentivo molto spericolato e quindi ho acquistato dei BTp quarantennali ad un prezzo medio di 75,5 €.


Non che la mia (s)fiducia nell'Italia sia migliorata, ma il possibile governo Monti guida al rialzo e, se la cosa si dovesse concretizzare, è possibile che i rendimenti scendano verso il 6% (e magari anche sotto), senza contare che una presidenza Monti troverebbe un alleato più "accomodante" nella BCE (che, ricordo, sostiene le quotazioni dei nostri titoli di Stato).


Vediamo un po' se dovrò pentirmi di questo azzardo completo: ovviamente, aggiornerò il blog di conseguenza.


Tojo

mercoledì 9 novembre 2011

Altri si stanno accorgendo della sottovalutazione del platino!

Ave a tutti!


Forse ricorderete che, circa un mese fa, scrissi un pezzo sull'evidente anomalia del rapporto platino/oro, dove evidenziavo come stranamente l'oro "bianco" costasse decisamente meno dell'oro "giallo", mentre storicamente il rapporto è sempre stato inverso.


A quanto pare non sono l'unico ad aver notato la cosa - ci mancherebbe altro! - ed anche siti specialistici iniziano a parlarne, come ad esempio Money Week.


Buona lettura! ;-)


Tojo

sabato 5 novembre 2011

L'idea del PRESTITO DI SALVEZZA NAZIONALE si trasforma in una lettera aperta ai giornali

Non posso che essere lusingato dalla buona accoglienza che, su Facebook (dove solitamente ri-pubblico gli articoli che scrivo qui), ha avuto la mia rudimentale idea alternativa/anti-Patrimoniale esposta ieri.

Visto che la cosa mi ha messo di buon umore, ho pensato di azzardare ancora un po' e provare a metter giù due righe (eufemismo: in realtà sono parecchio di più), scrivendo una lettera che proverò ad inviare a quotidiani, riviste e blogs finanziari italiani: chissà che, sempre che venga pubblicata, non ne sortisca un positivo dibattito su come diminuire il nostro Debito pubblico, senza usare il solito repertorio tributario-vessatorio.

Di seguito riporto la lettera (dove ho cercato anche di essere più preciso e dettagliato sugli aspetti "tecnici" dell'operazione): buona lettura! ;-)

Piacenza
5 novembre 2011
Egregio Direttore,
sono un ventiquattrenne laureando in Finanza aziendale, con la passione per la Macroeconomia ed il bilancio delle Amministrazioni pubbliche, e sono preoccupato per il rapido deteriorarsi dei conti dello Stato.

Non appartengo alla categoria dei disfattisti ad ogni costo e, avendo studiato materie finanziarie, riconosco che, sicuramente, una parte dell’attuale situazione italiana dipende da un problema di fiducia (visto che i conti pubblici non sono così terrificanti ed il nostro debito, proporzionalmente, non è certo peggiore di quello di 20, 10 o 5 anni fa): ad ogni modo, prescindendo da cause e motivazioni, un problema ormai c’è e va affrontato.
Piaccia o no – e personalmente sono tra quelli cui piace – il mercato e l’economia vogliono maggiori sicurezze sul nostro conto: il che, tradotto, significa un impegno visibile per un (ulteriore) miglioramento delle nostre finanze pubbliche.
Di questo si sta rendendo conto (di malavoglia) anche la classe politica, la quale sembra avere come unica proposta un intervento sul fronte delle entrate: maggiore imposizione, minore incentivazione o (spauracchio supremo) una Tassa Patrimoniale.

Superfluo dire che sono assolutamente contrario all’idea di un incremento delle imposte, tanto più se si dovesse realizzare sotto forma del tributo più ingiusto ed odioso, ovvero la Patrimoniale: vivo però anche nel mondo reale e, per quanto scritto sopra, so che sono necessari soldi – adesso! – e che è finito il tempo delle “soluzioni a costo zero”. Si può però ancora scegliere “di che morte morire”.

Ecco quindi la mia modesta proposta, emersa da un avvincente dibattito sul popolare social network Facebook, e che mi piacerebbe condividere con i lettori del Suo giornale: chissà che non sia preso come spunto da qualcuno “molto in alto”!

Da un lato sappiamo che lo Stato ha bisogno di denaro e proverà a prenderlo dove e come può, dall’altro abbiamo tutti il malcelato sospetto che ogni “manovra” ingoi i nostri soldi come un buco nero: insomma, mancano garanzie su come verranno utilizzate le risorse finanziarie che noi, volenti o nolenti, diamo e daremo all’Amministrazione pubblica.
Il senso della mia idea è quindi il seguente: invece di imporre un nuovo odioso tributo, lo Stato faccia un patto con i propri cittadini, una sorta di “prestito d’onore” con vincolo di destinazione delle risorse così raccolte e garanzie reali sulla restituzione e remunerazione delle stesse. Esattamente come se noi cittadini fossimo una banca ed erogassimo un mutuo al Governo.

Dal punto di vista tecnico-finanziario, il credito (che potremmo chiamare Prestito di Salvezza Nazionale) dovrebbe essere emesso dal Tesoro italiano, sotto forma di obbligazioni che, volontariamente – sottolineo “volontariamente”! – noi cittadini acquisteremmo.
Queste obbligazioni dovrebbero avere inoltre le seguenti caratteristiche:
  • rimborso di quota capitale ed interessi in un’unica soluzione a scadenza (esattamente come un BOT, con il vantaggio di non caricare le Finanze Pubbliche di ulteriori oneri finanziari periodici);
  • garanzia reale su montante ed interessi, rappresentata da Beni Pubblici Disponibili (che recenti stime del Tesoro valorizzano in 700 miliardi di euro);
  • conseguentemente, opzione di rimborso del Prestito o sotto forma di contante o sotto forma di quota parte dei Beni Pubblici Disponibili dati a garanzia (opportunamente conferiti in un fondo chiuso, con tante quote quanti saranno i titoli del Prestito di Salvezza Nazionale);
  • vincolo di destinazione delle risorse finanziarie così raccolte, con finalità esclusiva – ribadisco, esclusiva! – di riduzione dello stock di Debito pubblico, ad esempio tramite creazione di uno SPV (Special Purpose Vehicle), che da un lato si finanzi mediante la raccolta del Prestito, dall’altro si accolli una quota identica di BOT, CCT, CTZ e BTP.

Nel gergo economico-finanziario, quest’operazione sarebbe una via di mezzo tra uno swap tra Debito pubblico junior (non garantito, quello attuale) e senior (garantito, quello del Prestito) ed un ABS (Asset-backed security, strumento obbligazionario garantito da attività sottostanti). I vantaggi ritengo potrebbero essere molti, tra cui:
  1. riduzione della mole di titoli di Stato da dover rinnovare a scadenza (con conseguenti problemi di aumento dei rendimenti richiesti), grazie alla loro estinzione definitiva tramite liquidità da Prestito Nazionale;
  2. miglioramento della fiducia verso l’Italia, con probabile riduzione dei tassi d’interesse, sia sul mercato secondario che su quello primario (ovvero possibilità di rifinanziare il Debito pubblico restante a condizioni più vantaggiose);
  3. avvio di un vero piano di valorizzazione e privatizzazione dei Beni Pubblici (grazie all’opzione di pagamento del Prestito con quote degli stessi), con il vantaggio che essi rimarrebbero in mani italiane;
  4. trasformazione del pericolo di una nuova tassa in un’allettante opportunità d’investimento “sicuro” per noi cittadini;
  5. smobilizzo di una grande quantità di risorse statali oggi per lo più improduttive, con beneficio del nostro asfittico mercato finanziario;
  6. infine, possibile aumento del gettito fiscale per lo Stato, grazie alla tassazione di tutti i capital gains che sarebbero fatti dai sottoscrittori del Prestito Nazionale, al momento del suo rimborso da parte del Tesoro.

Sono consapevole che molto probabilmente ho semplificato troppo le cose, sottovalutando rischi e problemi di un’operazione del genere, ma proprio per questo spererei che si ingenerasse un bel dibattito sulle soluzioni alternative ad un “classico” ed assai poco gradevole nuovo aumento dell’imposizione fiscale.


Tojo

giovedì 3 novembre 2011

Un'idea concreta ed alternativa alla minaccia della TASSA PATRIMONIALE

E' parecchio che non scrivo sul blog, e me ne scuso: prima piccoli problemi di salute, poi settimane intensissime, fatte di uno o più colloqui ogni giorno, mi hanno davvero prosciugato le energie, dandomi anche poco tempo proprio per stare aggiornato sull'attualità economica e politica.

Ritorno oggi perché il tema è davvero di quelli che non si possono tacere, ovvero il ritorno del "fantasma" della tassa sui patrimoni degli italiani: retorico dire che non condivido assolutamente e che credo sarebbe solo l'ultimo tentativo di "comprare tempo", sperando che "miracolosamente" i problemi dell'Italia si risolvano da soli.

Tuttavia, è pur vero che non si può soltanto dire "sono contrario a X, Y e Z", perché è innegabile che ci sia un'emergenza, che va tamponata in qualche modo: il tempo delle soluzioni "a costo zero" sono finite da tempo (e la colpa è ovviamente della classe politica e di tutti quanti, tra noi cittadini, vi siamo stati complici), ma si può ancora scegliere "di che morte morire". Evviva! :-)

Ecco quindi che voglio condividere con quei (pochi o tanti) che mi leggono la seguente idea sostitutiva alla Patrimoniale: un PRESTITO VINCOLATO "DI SALVEZZA NAZIONALE".

Premesso che lo Stato italiano ha bisogno ora di denaro, il problema n°1 è sempre: ma che uso sarà fatto dei nostri soldi? Andranno a diminuire il debito pubblico oppure si perderanno in mille rivoli?
Ma soprattutto, perché dovrei dare ancora dei soldi ad un Paese che mi ha sempre trattato a pesci in faccia?
Insomma, emerge in tutta prepotenza la necessità di avere garanzie!
Da qui l'idea.

Invece di una nuova odiosa imposta, lo Stato italiano chieda un prestito ai suoi cittadini, anche se un po' diverso dalle tradizionali emissioni di BOT, CCT, CTZ e BTP: offra sostanzialmente un "contratto" a noi cittadini, dove noi offriamo denaro fresco dai nostri risparmi, ma a patto (e qui sta la chiave) di avere finalmente GARANZIE sia sulla destinazione del montante, sia sui termini di restituzione del prestito.

L'ipotesi di lavoro potrebbe essere l'emissione di obbligazioni zero coupon (ovvero senza cedola, sgravando così le Finanze Pubbliche da un ulteriore onere finanziario), che abbiano un vincolo di destinazione (ad esempio l'abbattimento della quota-capitale del debito pubblico italiano) e che prevedano un regime opzionale di rimborso: o denaro contante (quindi come un BOT) oppure la cessione di una quota di beni reali dello Stato (ad esempio immobili e terreni pubblici).
Per facilitare il tutto, si potrebbero creare uno o più fondi chiusi, conferendovi per l'appunto i beni reali dati in garanzia, le cui quote dovrebbero essere pari al numero di cittadini aderenti al programma: nel caso lo Stato non possa o voglia ripagare in contanti, noi creditori potremmo rifarci ottenendo quindi la nostra quota di fondi, per la cui circolazione si potrebbe tranquillamente prevedere una quotazione in Borsa.

Io l'ho chiamato PRESTITO NAZIONALE "DI SALVEZZA NAZIONALE" e ne ho tratteggiato caratteristiche basilari e forse semplicistiche, però credo che sia un'ipotesi di lavoro non proprio campata in aria: ma soprattutto vorrei che si cominciasse a ragionare in termini costruttivi sulle reali alternative che possiamo avere ad un'altra valanga di tasse e balzelli.

Tojo

giovedì 29 settembre 2011

Platino sottovalutato od Oro sopravvalutato?

In questi giorni mi sono astenuto dallo scrivere, un po' perché ho avuto salute altalenante, un po' perché le evoluzioni del mercato (specialmente sul fronte dei preziosi) sono state brusche.

Il fatto che i soldi sul conto BullionVault ci abbiano messo qualche giorno in più di quanto pensassi ad arrivare  è stato un bene, perché mi ha impedito di fare passi falsi e di cadere nella tentazione di comprare oro od argento, che proprio ora hanno iniziato a scendere.

Mai come ora ho capito il valore della vecchia regola "se cominci a sentire consigli d'acquisto [su un'azione, un'obbligazione od una commodity] dal tuo tassista o dal tuo barbiere [allegoria del c.d. "parco buoi"], è proprio il momento di vendere!"

Ed effettivamente, da qualche settimana in qua, c'era molta frenesia attorno ai metalli pregiati: addirittura sui giornali di gossip (così mi ha riferito la mia fidanzata) c'erano messaggi subliminali favorevoli ad oro e argento, per non parlare dei vari Maghi Otelma che gridavano "avremo l'oro a 5.000 $/oz. in men che non si dica!"

In verità è pure possibile uno "scenario 5.000": basta il combinarsi di una politica monetaria "sbragata" da parte della Federal Reserve (il QE3 per ora non arrivato, ma tuttavia sempre "in agguato"), di qualche segnale d'inflazione ed infine di un bel po' di panico-da-fine-del-mondo sul mercato.  
Ma non è questo (ancora) il caso.


Ha destato invece la mia curiosità il seguente grafico (preso dall'ottimo sito Kitco, imprescindibile per ogni appassionato/investitore in metalli pregiati).


La linea ocra rappresenta l'oro, mentre quella blu il platino, con gli anni (dal 2000 ad oggi) sull'asse delle ascisse ed il prezzo in $ all'oncia sulle ordinate.

Il grafico ci dice che mediamente il platino è sempre stato parecchio più costoso dell'oro (anche perché estremamente più raro), tuttavia, dando un'occhiata più da vicino agli ultimi tre mesi di quotazioni, si scopre che...


Si scopre che il platino ha rotto questa decennale relazione, finendo con il costare decisamente meno dell'oro: in questi minuti, ad esempio, il platino prezza a 1540 $, mentre l'oro a 1627 $.
Più di 80 $ di differenza, che in percentuale fanno il 6% di maggior valore dell'oro!!!

Sarò io il pirla, ma sono convinto che questa anomalia non possa durare, pertanto o si rimette a salire rapidamente il platino (mentre l'oro resta al palo) o la discesa dell'oro deve continuare in maniera piuttosto accentuata: in ogni caso, da entrambi gli scenari si deduce che l'oro non possa fare grandi rialzi nel breve termine.

Tojo  

domenica 25 settembre 2011

Inflazione e psicologia

Nonostante il giorno (sabato) e l'ora (quasi le 2:00), non riesco a prendere sonno e quindi scrivo, sperando che la mia stessa verbosità riesca dove la fisiologia fallisce...


Qualche giorno fà ho finalmente scoperto il versante pratico e concreto del gioco delle aspettative in economia, in particolare nella dinamica dei prezzi.
Dove? Facendo complicate regressioni lineari o cercando correlazioni improbabili? No, in treno!

Sì, qualche giorno fà stavo tornando a Piacenza, quando passa un controllore (stranamente simpatico), il quale (dopo aver validato il mio biglietto) si ferma a chiacchierare con un altro passeggero, che evidentemente conosceva.
In breve, il controllore mette in guardia l'amico che dal gennaio 2012 le frequenze dei treni su quella tratta (Milano-Bologna) sarebbero diminuite e, cosa più importante ai fini della narrazione, le tariffe avrebbero avuto un nuovo rincaro.

Poco dopo sentii la mia fidanzata al telefono e, tra una cosa e l'altra, gli comunicai quanto sentito di straforo, concludendo entrambi che avremmo dovuto fare incetta oggi di biglietti a tariffa corrente, per sopportare meglio l'aumento atteso per l'anno prossimo.

In quel momento tutte le parole sentite in università sulle aspettative di inflazione mi sono tornate alla mente e le ho potute finalmente concretizzare in un avvenimento di tutti i giorni, che me le ha rese qualcosa di familiare.

E' chiaro: noi ci aspettiamo un rincaro dei biglietti del treno domani, quindi andiamo a fare incetta oggi di biglietti a prezzo non maggiorato, gonfiando la loro domanda e (idealmente, se il mercato ferroviario fosse libero e non regolamentato) dando una spinta al rialzo ai prezzi stessi.
In realtà, la minaccia del rincaro potrebbe essere appunto solo una minaccia, non realizzandosi mai, tuttavia avrebbe comunque sortito l'effetto di farci spendere oggi molto più denaro del normale ed alimentare la domanda per un intero settore industriale (in questo esempio, quello ferroviario).

Mi sono detto "se questo gioco di aspettative funziona a livello micro, figuriamoci a quello macro!"

Provate a pensare a dei Governi molto indebitati, che non sanno come rientrare dai propri impegni.
Immaginate che questi Governi abbiano pensato che l'inflazione potrebbe essere un valido strumento per abbattere il valore reale del debito stesso.
Immaginate anche che, però, questi Governi si siano accorti che la crisi e la sfiducia serpeggiano tra i loro cittadini, disincentivandoli a spendere, bloccando così sul nascere qualsiasi pressione al rialzo dei prezzi.
Pensate di essere al posto dei capi di quei Governi: non verrebbe voglia anche a voi di far pensare alla gente che è "imminente" un'ondata di inflazione (immaginaria), per invogliare tutti a fare orge di spese "cautelative", apportando momentanei sollievi all'industria dei beni di consumo e portando effettivamente ad un aumento generale dei prezzi? Ma non solo: la moneta utilizzata perderebbe progressivamente potere d'acquisto e così i famosi debiti di cui sopra diventerebbero meno insostenibili, essendo essi stessi denominati nella valuta "svilita".


Mmm... Temo di essermi espresso da cani, perché ho cercato di scrivere di getto quel che mi passava per la mente, ma temo di non aver ottenuto quei gran risultati: e poi il famoso sonno ora sta prendendo il sopravvento.
Meglio che vada a dormire...

Tojo  

venerdì 23 settembre 2011

Sono partite le trattative per un intervento coordinato di tutte le Banche centrali?

E' terminato il G20 ed è stato emesso un inusuale comunicato-stampa, indirizzato agli operatori sui mercati: cito da Wall Street Italia.

"Ci impegniamo a prendere tutte le misure necessarie per preservare la stabilità del sistema bancario e dei mercati finanziari", si legge nel comunicato del G20, emesso dopo il meeting nella quale si è discusso sulla crisi del debito in Europa. L’impegno è quello di garantire "risposte forti e coordinate a livello internazionale per fare fronte alle nuove sfide dello scenario economico globale".

La parte che ho evidenziato in grassetto è quella più intrigante: può essere che sia la solita dichiarazione di buoni propositi (che, visti i tempi sarebbe non solo ridicola, ma anche irresponsabile), ma io voglio credere - forse illudendomi e sopravvalutando chi ci guida - che siano i segnali per qualcosa di concreto.

E' da tempo che credo che banchieri centrali e governi stiano aspettando il momento giusto per intervenire in maniera inusitata (e concertata), nell'estremo tentativo di fermare o rallentare il collasso finanziario, dove per "inusitata" io intendo un programma coordinato di acquisti a tutto campo da parte delle Banche centrali: questo programma prenderebbe abbastanza di sorpresa la popolazione e gli operatori, inducendoli a ritenere che si voglia monetizzare il debito (cioé fare inflazione), aumentando le aspettative di inflazione ed innescando consumi "preventivi" (cioé finalizzati a fare scorta finché c'è lo stesso potere d'acquisto), che a loro volta aumenterebbero la velocità di circolazione della moneta e quindi porterebbero vera inflazione. E con essa la riduzione del valore reale dei debiti.

Chiaramente sarebbe un massacro, ma non è che l'alternativa - il fallimento a catena - porterebbe a scenari molto migliori: rectius, il fallimento a catena sarebbe il rimedio giusto di lungo periodo (perché sgombrerebbe il campo e farebbe uscire dalla scena i tanti zombies tenuti in vita artificialmente), ma ci farebbe passare qualche anno tremendo; l'inflazione violenta ci farebbe stare male nel breve (ma non quanto il fallimento), mentre nel lungo si potrebbe approfittare del tempo guadagnato, per "smontare" le mille bombe ad orologeria che abbiamo sotto i nostri pavimenti.

Al di là della teoria, il mio pensiero deriva anche da tre premesse/constatazioni:
  1. senza interventi di portata straordinaria, la pista tracciata conduce al default (degli Stati, delle banche e, a catena di imprese e famiglie);
  2. esiste la capacità/volontà di effettuare interventi straordinari; 
  3. governanti e banchieri centrali vogliono evitare a tutti i costi lo scenario 1.
Ma forse io dò troppo per scontato il punto 3, come ad esempio fa notare Rebuffo su Rischio Calcolato.

Il punto qui è che il debito pubblico e privato degli Stati Uniti d’America non può essere restituito se non al prezzo di azzerare il valore del dollaro sui mercati internazionali, un ipotesi inaccettabile che distruggerebbe l’America come superpotenza mondiale. E allora, la logica ci impone di affermare che se il debito non può essere pagato allora NON LO SARA’ (lapalisse?). Ne consegue che gli USA dovranno affrontare una qualche forma di default e trascineranno in un orgia di insolvenza tutto il sitema finanziario globale.

Ben Bernanke, per 2 anni ha preparato il sistema finanziario americano a questo evento creditizio, il dollaro si è svalutato ma non al livello di rendere inaccessibili le materie prime agli americani.

Rileggiamo le parole di Richard Fisher, il presidente della FED di Dallas e componente del board del FED degli Stati Uniti, del 7 Giugno scorso:

FED’S FISHER SAYS DON’T NEED MORE LIQUIIDITY: “THE GAS TANKS ARE FULL”-CNBC -

I SERBATOI SONO PIENI!!!!

Sono tempi interessanti quelli che ci aspettano. Ad ogni modo si vedrà presto se questa Ipotesi Oblicqua ha qualche fondamento. Martedì 9 alle 20.15 (italiane) si riunirà il FOMC (Fed Open Market Comitee) della Fed. Ovviamente l’attesa sarà tutta per capire se verrà annunciato o meno un nuovo round di monetizzazione del debito federale americano. (e basta con questa sigla “QE3″,manco fosse un sequel, cominciamo a dare un nome comprensibile alle cose).

Scommetto i miei 2 centesimi che non ci sarà alcun QE e che questa volta il FOMC non sarà troppo rassicurante. E comincerà la fase dell’insolvenza.

La cosa interessante è che, sull'esito della riunione della Federal Reserve, ci ha preso in pieno e quindi ciò che scrive potrebbe essere seriamente un'opzione sul tavolo.

Onestamente (pensando al mio futuro personale), mi augurerei di avere ragione io, però bisogna anche prepararsi al peggio, comportandosi di conseguenza: come questo si possa tradurre in termini di investimenti, beh, è una bella gatta da pelare!

Ora vediamo come reagiranno le Borse europee...

Tojo 

giovedì 22 settembre 2011

Italians do it better: ridiamoci su!

Mentre le Borse affondano (come ampiamente prevedibile dopo l'esisto sostanzialmente sotto le attese della riunione del FOMC - Deo gratias, ho avuto un sospetto ieri pomeriggio e mi sono trattenuto dal posizionarmi al rialzo!), con abissi impressionanti sui soliti bancari, francesi in particolare (tanto per dire, Credit Agricole -7,65% in questo momento, Societe Generale -7,33%, etc...), facciamoci due risate.

Sono incappato nel penultimo articolo di un altro grandissimo blogger economico-finanziario italiano, Beatotrader ed il suo Il Grande Bluff - inserite anche il suo sito tra i preferiti: soddisfazione assicurata! - ed in particolare in una risposta che l'autore ha dato nei commenti al post stesso.

Cito.

beh anche Ponzi era italiano...
ed anche il creatore del MEGA BUCO NERO DI AIG si chiamava Joseph Cassano...di origine italiana (buco da 200 miliardi...)
ed anche il creatore di bolle immobiliari di Countrywide si chiamava Angelo Mozzillo...
Insomma io credo piuttosto che ci sia un complotto degli italiani contro il mondo civile...:-) :-)

A leggere queste informazioni (che non conoscevo), m'è venuto troppo da ridere: è inutile, dietro a quasi ogni grande cosa della Storia (che sia positiva o negativa), lo zampino di un italiano c'è sempre! :-P

Non solo: siccome noi italiani siamo abituati da secoli a dover escogitare mille trucchi per stare a galla, le magagne degli altri le scopriamo prima e ci facciam fregare meno facilmente.
La prova più lampante di questo è l'esposizione delle banche italiane ai titoli di Stato greci, veramente ridicola, se si pensa a quella di Francia e Germania!

Non posso fare a meno di ricordare ciò che, tra satira e serietà, faceva dire Corrdato Guzzanti alla sua imitazione di Tremonti...


Consiglio di iniziare dal minuto 0.19: buona visione! :-)

Tojo

mercoledì 21 settembre 2011

Riunione FOMC: Tanto rumore per nulla!

E' finalmente terminato l'incontro-fiume del Federal Open Market Committee (FOMC, l'equivalente del Consiglio direttivo della BCE) ed il risultato è stato decisamente scadente, dal punto di vista dei benefici che potrà dare alle Borse domani e nelle prossime settimane.

Poiché in Italia la notizia arriva con ritardi cosmici, sono andato a cercarmi il testo del comunicato-stampa successivo alla riunione (rinvenuto sul sempre ottimo Pragmatic Capitalism, che consiglio a tutti di tenere tra i preferiti), che riporto qui sotto integralmente.

Information received since the Federal Open Market Committee met in August indicates that economic growth remains slow. Recent indicators point to continuing weakness in overall labor market conditions, and the unemployment rate remains elevated. Household spending has been increasing at only a modest pace in recent months despite some recovery in sales of motor vehicles as supply-chain disruptions eased. Investment in nonresidential structures is still weak, and the housing sector remains depressed. However, business investment in equipment and software continues to expand. Inflation appears to have moderated since earlier in the year as prices of energy and some commodities have declined from their peaks. Longer-term inflation expectations have remained stable.

Consistent with its statutory mandate, the Committee seeks to foster maximum employment and price stability. The Committee continues to expect some pickup in the pace of recovery over coming quarters but anticipates that the unemployment rate will decline only gradually toward levels that the Committee judges to be consistent with its dual mandate. Moreover, there are significant downside risks to the economic outlook, including strains in global financial markets. The Committee also anticipates that inflation will settle, over coming quarters, at levels at or below those consistent with the Committee’s dual mandate as the effects of past energy and other commodity price increases dissipate further. However, the Committee will continue to pay close attention to the evolution of inflation and inflation expectations.

To support a stronger economic recovery and to help ensure that inflation, over time, is at levels consistent with the dual mandate, the Committee decided today to extend the average maturity of its holdings of securities. The Committee intends to purchase, by the end of June 2012, $400 billion of Treasury securities with remaining maturities of 6 years to 30 years and to sell an equal amount of Treasury securities with remaining maturities of 3 years or less. This program should put downward pressure on longer-term interest rates and help make broader financial conditions more accommodative. The Committee will regularly review the size and composition of its securities holdings and is prepared to adjust those holdings as appropriate.

To help support conditions in mortgage markets, the Committee will now reinvest principal payments from its holdings of agency debt and agency mortgage-backed securities in agency mortgage-backed securities. In addition, the Committee will maintain its existing policy of rolling over maturing Treasury securities at auction.

The Committee also decided to keep the target range for the federal funds rate at 0 to 1/4 percent and currently anticipates that economic conditions–including low rates of resource utilization and a subdued outlook for inflation over the medium run–are likely to warrant exceptionally low levels for the federal funds rate at least through mid-2013.

The Committee discussed the range of policy tools available to promote a stronger economic recovery in a context of price stability. It will continue to assess the economic outlook in light of incoming information and is prepared to employ its tools as appropriate.

Voting for the FOMC monetary policy action were: Ben S. Bernanke, Chairman; William C. Dudley, Vice Chairman; Elizabeth A. Duke; Charles L. Evans; Sarah Bloom Raskin; Daniel K. Tarullo; and Janet L. Yellen. Voting against the action were Richard W. Fisher, Narayana Kocherlakota, and Charles I. Plosser, who did not support additional policy accommodation at this time.”

Come anche tanti altri (ma questa non è una buona motivazione per sentirsi "in pace con la coscienza"), io pensavo a ben altro, che andasse decisamente nella direzione della monetizzazione del debito pubblico e/o del sostegno diretto al mercato azionario.

Così non è andata e, effettivamente, avevo cominciato a sospettarlo quest'oggi, vedendo gli indici europei andare in profondo rosso, con punte drammatiche per i soliti titoli bancari (Unicredit -2.87%, Credit Agricole -2.38%, Commerzbank -2.51%, BBVA -3.42%), segnale inequivocabile che qualcosa "stava andando storto" (dal punto di vista di chi sperava in una nuova cavalcata borsistica al rialzo) alla riunione della Federal Reserve.

Proprio vedendo questi numeri e facendo il collegamento di cui sopra, per lo meno ho evitato il bagno di sangue, infatti non sono poi entrato sugli ETF replicanti il settore bancario: ora si aspetta e vediamo come reagiscono domani gli operatori (anche se è prevedibile un'ondata di ribassi per tutte le banche che non hanno in portafoglio titoli di Stato USA, gli unici che beneficeranno un poco della decisione di stasera).

In compenso, ho aperto un conto corrente su Bullion Vault, una piattaforma online per comprare e vendere oro fisico a prezzi allineati a quelli del mercato all'ingrosso: ho studiato il sito per parecchi mesi e sembra affidabile, inoltre ha costi piuttosto bassi, possibilitò di scegliere la localizzazione della camera di sicurezza ed infine ti regalano un grammo d'oro quando apri il conto! ;-)


Mmm... Per oggi basta, direi: volevo scrivere ancora qualcosa sulle spiegazioni che mi dò io per la decisione prudente della FED, ma devo chiarirmi le idee anch'io, ergo vado a farmi due passi a piedi.

Buona notte!

Tojo 

martedì 20 settembre 2011

Le Banche centrali hanno deciso di intervenire a tutto campo?

Eccomi qua, di nuovo a scrivere a poche ore dal post in cui annunciavo urbi et orbi l'apertura di questo piccolo diario: sarà la frenesia del neo-convertito, cui seguirà il nulla cosmico? Può essere, nel frattempo qualche veloce commento.

Domani ci sarà l'atteso discorso di Bernanke, dove a mio parere ci dovrà essere o l'annuncio o comunque il suggerimento per una nuova fase di politica monetaria mondiale: per come la vedo io, ai "piani alti" si sono accorti che la crisi dei debiti sovrani non si può risolvere (solo) con l'austerità ed i tagli di bilancio - la Grecia insegna - per tutta una serie di ragioni sia tecniche, sia politiche, sia economiche; ergo, siccome i soldi agli Stati servono ora (mentre gli effetti di tagli e riforme si fan sentire solo con il tempo) e non è attualmente minimamente accettabile che qualche pezzo del "Domino" finanziario collassi - ogni riferimento all'Italia è voluto - l'unica alternativa credibile è una politica di sostegno a tutto campo da parte delle Banche centrali.

Se volessi essere malizioso, direi anche che credo che i banchieri centrali abbiano in realtà già scelto qual è il modo per uscire dalla crisi del debito (anche se non dalla crisi economica), ovvero l'inflazione da monetizzazione, e che la suspance che si è venuta a creare per l'incontro di domani potrebbe anche essere stata (in parte) orchestrata ad arte: poiché inflazione è una parola che fa venire l'orticaria a molti (me compreso), e poiché teoricamente le Banche centrali dovrebbero proteggere le Nazioni proprio dall'inflazione, l'unico modo di rendere "spendibile" (agli occhi dell'opinione pubblica) una simile manovra è di farla passare come l'extrema ratio. Della serie, o così o tutti a casa.

Questo ciò che mi aspetto io. Ma i mercati (o meglio, coloro che movimentano i mercati, visto che sempre di uomini si parla)?

L'andamento delle Borse oggi (positivo su tutti i settori ed in tutti i Paesi europei, con poche eccezioni marginali) sembrerebbe sottointendere che gli operatori non si aspettano la Fine del Mondo (che verrebbe nel caso l'attesa fosse per un sostanziale "arrangiatevi", rivolto ai Paesi indebitati ed in crisi, con conseguente spirale fallimentare) e che quindi, effettivamente, domani Bernanke potrebbe annunciare qualcosa di importante (e positivo).

Ciò che mi ha lasciato perplesso è l'andamento dei principali titoli bancari francesi, che oggi hanno collezionato tutti una lunga scia di perdite che, seppur non troppo vistose, "stonano" visibilmente con il loro rosso, in mezzo a tanto verde (sia degli altri bancari che delle Borse in genere).
Una reazione del genere, per altro omogenea a buona parte del dissestato sistema bancario francese, potrebbe significare che c'è comunque qualcosa di negativo che continua a bollire in pentola e che, soprattutto, gli operatori non si aspettano sarà risolto con la riunione di domani.

Molti in questi giorni han pensato al fatto che la Grecia potrebbe essere lasciata fallire, come ulteriore "giustificazione emotiva" per far partire il piano straordinario delle Banche centrali, ma, se così fosse, non capisco come le banche tedesche (le maggiori detentrici di titoli spazzatura ellenici) possano oggi viaggiare in allegria, al rialzo: se tanto mi dà tanto, anche loro avrebbero dovuto subire perdite.

L'unico indizio che mi viene, che possa distinguere i francesi, è il fatto che sono a loro volta i maggiori detentori di titoli di Stato italiani, che proprio oggi hanno subito il declassamento del rating.

Vedendola così, probabilmente domani comprerò qualche bell'ETF che replichi l'EuroStoxx 600 Banks, visto che dovrebbero essere le principali beneficiarie di un piano straordinario delle Banche centrali, in quanto i loro bilanci sono pieni zeppi di titoli governativi fortemente svalutati, e sarebbero ben contente di non dover iscrivere perdite (per altro enormi) su di essi.

Spero di aver ragione, sia per i soldi che probabilmente guadagnerei, sia perché altrimenti lo scenario macroeconomico diventerebbe davvero poco entusiasmante...

Tojo

InvestiTojo: si comincia!

Oggi è diventato finalmente operativo il mio nuovo conto corrente Fineco (banca italiana che è risulta la migliore, dal mio fallace punto di vista, per coloro che vogliono lanciarsi nel grande casinò degli investimenti in Borsa) e da oggi, quindi, ritorno attivamente nel mondo del trading dilettantistico.

Rsipetto al primo periodo in cui ho fatto qualche investimento, sono cambiate molte cose nel mondo e sono cambiato anch'io: sono meno sprovveduto, ho qualche esperienza e conoscenza in più, ma soprattutto sono diventato più umile.

Motivo per cui, seguendo l'idea del ben più autorevole ed esperto autore del sito Finanza e Politica (che consiglio a tutti di visitare), inizio anche io questo piccolo diario (che ho scherzosamente chiamato L'InvestiTojo, come filiazione de Il PensaTojo), dove cercherò di annotare le mie scelte d'investimento, dando conto del ragionamento che di volta in volta mi avrà portato a farle: ma, soprattutto, vi renderò partecipi dei risultati, che siano positivi o (con grande sofferenza per il mio umano e meschino orgoglio) negativi.

Inizialmente questa rubrica servirà principalmente a me, per tenere traccia di ciò che ho fatto e pensato e così poter fare autocritica, in caso di errori (ed ovviamente bearmi dei miei successi), ma potrebbe divenire interessante anche per chi legge: vuoi per ridere di un investitore dilettante e delle sue castronerie, vuoi per ascoltare un altro punto di vista.

Non aspettatevi granché, comunque, soprattutto agli inizi, perché ci andrò con i piedi di piombo - entrare nel mercato oggi è probabilmente la peggiore idea che abbia mai avuto, ma finché si è giovani si possono fare anche queste cavolate - ma si sa: aspettandosi poco, si è poi più felici se arriva molto.

Con lo scolapasta in testa, vado sul campo di battaglia e vi saluto!

Tojo 

mercoledì 1 giugno 2011

Amministrative 2011: la rivincita del gazebo sulla "buvette"

Avevo inziato un articolo su queste elezioni, ma poi l'ho cancellato: mi sembrava noioso, scontato e dannatamente inutile (tenendo conto che ci saranno almeno 100 milioni di novelli commentatori e politologi in giro per la Rete). Sono poi andato a rileggermi alcuni miei vecchi posts sul blog Lord Tojo ed ho cambiato idea: lì avevo fatto riflessioni intelligenti, cercherò di replicare anche qui.

Per cominciare, è scontato, ma necessario, ricordare che la tornata elettorale ha un solo grande sconfitto, Silvio Berlusconi.
Ma che noia parlare sempre di Berlusconi, ormai dà la nausea anche scrivere il suo nome: andiamo oltre!


Molte considerazioni sono state fatte, molte delle quali assolutamente condivisibili, tuttavia ce ne sono alcune che hanno peccato della frettolosa superficialità di quelli che vincono una grande battaglia e vorrebbero che anche la guerra fosse già finita.


La prima di queste "analisi viziate" riguarda l'individuazione dei veri vincitori delle elezioni.

Stampa, televisione ed internet hanno magnificato ed incensato Vendola, Di Pietro e (in misura assai minore) Grillo, come leaders delle formazioni politiche che sono uscite visibilmente rafforzate e proiettate ad una sempre maggiore importanza sullo scenario nazionale.
A parte che, in ordine di importanza, l'affermazione più clamorosa resta quella del Movimento 5 Stelle (in quanto esso esiste praticamente solo sulla Rete e non ha praticamente altra forma di diffusione delle sue idee), trovo completamente sbagliato associare le vittorie di Pisapia e De Magistris e le notevoli affermazioni dei "grillini" alle sigle SeL, IdV e M5S.

A ben vedere, la vera vincitrice morale di queste elezioni è la (ancora rudimentale e difettosa quanto vogliamo) democrazia diretta, quella fatta, tra le altre cose, dalle primarie e dalle consultazioni via web.
Mai come in questa tornata le scelte-chiave sulle candidature di sindaci e presidenti di Provincia si è giocata ai gazebo o sul pc, piuttosto che alla buvette della Camera o nei "caminetti" di partito: Pisapia ha vinto inaspettatamente non una, ma due elezioni, sicuramente quella "normale" (contro la Moratti ed il centrodestra), ma anche quella più politicamente "rivoluzionaria", ovvero le primarie di coalizione (in questo caso contro il PD).

Fino ad oggi diversi profeti di sventura (spesso con i baffi di D'Alema o gli occhialetti di Follini) additavano i disastri elettorali di PD e centrosinistra al "perverso" strumento delle primarie, inefficaci perché incapaci di essere realmente rappresentative dell'elettorato e quindi di selezionare validi candidati: la scusa normalmente adottata (anche nel caso della sconfitta di Boeri contro Pisapia alle primarie milanesi) è sempre stata che queste consultazioni sono vinte da chi si mobilita di più e, "tradizionalmente", chi vota PD si mobilita di meno di chi vota Sinistra e Libertà od Italia dei Valori. Poi però chi ha "i voti veri" non sarebbero questi ultimi (ma il PD medesimo).
A parte che affermare che chi vota PD sia poco politicamente impegnato suona un po' ridicolo, tenendo conto che i Democratici hanno ereditato la struttura e la disciplina di partito del vecchio PCI, l'intero ragionamento è stato ampiamente sconfessato in questo giro, dimostrando che era soltanto una foglia di fico per non doversi dire la verità. Ed essa è che:
  • i candidati emersi dalle primarie hanno spesso preso delle "scoppole" non perché erano rappresentativi di "frange estremiste", ma perché quasi mai le primarie sono state veramente "libere", bensì sono state sempre intese come lo strumento plebiscitario e "mediaticamente accattivante" per far confermare dal "popolo bue" le "illuminate" scelte dei "professionisti della politica";
  • quando le primarie sono invece vere e non ci sono "paracadute elettorali" da poter aprire, la competizione diventa troppo "rischiosa" per il PD, o meglio per l'attuale intellighenzia, che vuole poter fare tutte le proprie manovre di potere (specialmente sulle alleanze) nel chiuso di una stanza, ma allo stesso tempo fregiarsi del titolo di "partecipativa", chiedendone l'entusiastica approvazione popolare (preferibilmente con "listone unico" di bulgara memoria).
"Eh sì, America!" Si direbbe dalle mie parti...

Facendola breve, accanto al Grande Perdente Berlusconi, possiamo mettere anche un Piccolo Perdente, ovvero Massimo "professionista della Politica" D'Alema, il Grande Oppositore delle primarie ed il fautore delle "alleanze larghe", nonché Grande Teorico del "centro-sinistra con il 'trattino' ".

Tutto questo è potenzialmente una splendida notizia, sia perché (sul breve periodo) la vittoria elettorale di candidati emersi in contrapposizione alle segreterie può significare una maggiore libertà d'azione (in miglioramento) degli stessi, sia perché può essere il segnale che la gente sta smettendo di credere che la Politica sia "un mestiere" (e che, come tale, debba essere fatto da "professionisti" con esperienza pluri-decennale).

Vedremo...




La seconda grande considerazione che ho sentito/letto e che ho trovato assolutamente sbagliata riguarda il c.d. "vento del Nord" (inteso come diffuso sentimento anti-statalista, autonomista se non secessionista, liberista ed insofferente alla rapace ottusità del Fisco nostrano).
Specialmente su Repubblica e sui quotidiani più orientati a sinistra, sono apparse sciorinate e sbrodolate che, ancora una volta, cercano di dimostrare la solita tesi, per cui non esiste una Questione settentrionale e che il voto di ieri è la dimostrazione che la situazione è tornata "alla normalità": come se "normale" fosse solo avere giunte di centrosinistra...

E' tanto vero che il malumore settentrionale è sopito (o peggio, mai esistito) che un recentissimo sondaggio (fatto praticamente in contemporanea con questa campagna elettorale) della sempre ottima GPG di Scenari Politici mostra come non solo l'autonomia fiscale sia ampiamente richiesta da tutto il Nord Italia, ma addirittura la secessione è ritenuta auspicabile dalla maggioranza degli elettori del Triveneto e da una fortissima minoranza (che fiora il 50%) in Lombardia.

A ben vedere, quindi, il voto non è stata una protesta contro le idee (a suo tempo) propugnate da Lega Nord e (in misura molto minore) da Forza Italia e PdL, bensì una sonora critica verso la pressoché mancanza totale di applicazione pratica di quei propositi: non è un caso che la linea-guida da dove l'ammaccata armata berlusconiana vuole ripartire è la ormai mitica (come Avalon) Riforma del Fisco.

Ma ripartire non sarà per niente facile, e non solo perché è sacrosanto non aspettarsi nulla di buono da coloro che non sono riusciti a cavare il famoso ragno dal buco in quasi 20 anni, ma anche (e soprattutto) poiché durante questo lungo periodo la situazione si è gravemente deteriorata: in sintesi, ciò che sarebbe andato bene 15 anni fà (e non è stato fatto), oggi non basterebbe (e comunque dubito si riuscirà a fare) e certi avvenimenti (per altro sempre più frequenti) fan capire quanto tesa sia la corda.


Concludendo, l'impressione generale che ho avuto io è che sia in atto un diffuso, per quanto probabilmente incosciente ed incoerente, desiderio di "affrancamento" dalla politica tradizionale, almeno così come la abbiamo (spiacevolmente) conosciuta in Italia.

Avrei voluto terminare con qualche bella frase ad effetto o pensiero particolarmente profetico e/o intelligente, ma evidentemente non è la serata migliore per i colpi di genio, per cui non mi resta che chiudere qui (e forse ho "allungato il brodo" già anche fin troppo).


Tojo